Reilly Opelka, in una recente intervista con GQ, ha rivelato la sua grandissima passione per la moda. Il gigante americano, operatosi all’anca prima dello US Open, ha partecipato alla Parigi Fashion Week e ha rivelato di odiare il tradizionalismo nel tennis (soprattutto nell’abbigliamento).
L’Opelka che non ti aspetti
L’abbiamo sempre visto in campo con completi dai colori sgargianti e molto originali. Durante un torneo, ha addirittura preso una multa di $10.000 perché il marchio sulla sua borsa era più grande delle dimensioni prestabilite. Adesso, leggendo l’intervista rilasciata a GQ, possiamo dare un senso a tutti questi atteggiamenti di Opelka: l’americano è un grande appassionato di moda.
Questa passione, però, gli ha iniziato a far odiare la parte tradizionalista legata al mondo che più gli appartiene: il tennis.
“Sono arrivato a odiare la tradizione e, ovviamente, il tennis è tradizione. Guarda a quello che è Wimbledon. Si tratta solo di tradizione e quello non fa proprio per me. Più mi addentro nella moda e nell’arte e più mi danno fastidio alcune cose proprie del mondo del tennis.
Gli stessi completini sono sempre così simili e dello stesso colore. Ogni marchio fa i suoi scatti fotografici ad Indian Wells e tutti mantengono lo stesso spirito. Non c’è nulla di unico riguardo loro ed è una situazione molto triste.
Siamo uno sport solitario. Tutte le cose negative ricadono su di noi, abbiamo degli effetti diretti. Credo che così facendo, tutto il business che muove il tennis abbia una sorta di cultura conservativa, dove ognuno si spaventa a mostrarsi diverso dagli altri. La settimana della moda a Parigi la considero forse la settimana più bella dell’anno. Spero di tornarci il più possibile nei prossimi anni”.
>> I dieci migliori grip per le vostre racchette
Se vuoi restare sempre aggiornato su tutto ciò che gravita intorno al mondo del tennis, seguici sulla nostra pagina Facebook e sul nostro profilo Instagram, registrati al nostro canale Telegram o iscriviti a Manic Monday, la newsletter settimanale di Tennis Fever. È tutto gratis e… ne vale la pena!
