L’accoppiata composta da Rafael e Toni Nadal (rispettivamente nipote e zio) rappresenta una delle storie familiari più di successo a livello sportivo di ogni epoca.
Insieme fino al 2017 – quando Toni passò il testimone a Carlos Moya per dedicarsi a tempo pieno all’Academy fondata dal nipote a Mallorca – Rafa e lo zio hanno vinto praticamente tutto ciò che si poteva vincere, iniziando, nel lontano 2001 quando Nadal passò professionista all’età di 15 anni, una storia a cui deve essere ancora scritta la parola fine.
In queste due decadi, a cui potremmo aggiungere anche i primi anni in cui prendeva sempre più confidenza con il campo da ragazzino, Rafa non ha mai tirato (e tanto meno rotto) una racchetta da tennis. Il motivo? “Semplice – spiega Toni – non ha mai permesso alla frustrazione di prendere il sopravvento, ma l’ha sempre incanalata in modo tale da farsi condizionare positivamente”.
“Fin da quando Rafa era poco più che un bambino – continua – gli ho insegnato ad affrontare il tennis con positività. Questo significa anche evitare di sopravvalutarsi. Nessuno è infallibile, sbagliare fa parte del gioco. Se tiri una racchetta ogni volta che sbagli vuol dire che ti consideri infallibile. Invece la rabbia, che ci sta, va sfruttata per affrontare il punto successivo con più concentrazione, più grinta e più voglia di vincere”.
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