I sedicesimi dell’Atp 500 di Washington ci hanno regalato un grandissimo colpo di scena: il successo di Michael Mmoh contro Hubert Hurkacaz, numero 17 al mondo e quarta forza del tabellone. Lo statunitense, che attualmente occupa la piazza 112 del ranking, ha avuto la meglio in tre set, annullando tre match point nel secondo parziale. In molti si stanno chiedendo chi è questo giocatore. Conosciamo meglio il suo profilo.
Chi è Michael Mmoh
Nato a Riad, in Arabia Saudita, il 10 gennaio 1998, Mmoh è figlio di Tony, ex tennista professionista nigeriano, e di una donna irlandese. Essendosi trasferito negli States all’età di 13 anni, gioca sotto i colori della bandiera stelle e strisce, ma possiede anche la cittadinanza australiana. Vediamo qual è stato il suo percorso nel mondo del tennis.
Il percorso nel mondo del tennis
Mmoh impugna la racchetta per la prima volta a tre anni ed esordisce nell’ITF Junior Circuit a fine 2011, ottenendo successivamente buoni risultati, sia in singolare che in doppio. Il debutto tra i professionisti arriva invece nel 2012, ma comincia a giocare con maggiore regolarità nel 2014, anno in cui vince il suo primo titolo ITF sul cemento di Bronwsville. Tra il 2015 e il 2016 ne conquista altri tre, togliendosi inoltre la soddisfazione di mettere in bacheca il primo trofeo Challenger (Knoxville, novembre 2016). Il secondo arriva poi nell’estate 2017, quando sbaraglia la concorrenza a Lexington.
Il tennis pian piano scopre un giocatore dotato di un buon rovescio a due mani, di una grande agilità e di un servizio ben impostato. Tutto lascia presagire che il 2018 possa rivelarsi l’anno della consacrazione a livelli più alti.
E in effetti, Michael a Brisbane supera le qualificazioni e vince i primi incontri in un torneo Atp, battendo Federico Delbonis e Mischa Zverev prima di essere eliminato ai quarti dal padrone di casa Alex De Minaur. A marzo dà un’ulteriore dimostrazione di forza raggiungendo il terzo turno al Masters 1000 di Miami. Nel prosieguo della stagione raccoglie discreti risultati nei Challenger primaverili e raggiunge i quarti di finale all’Atp di Los Cabos. A settembre vince due tornei Challenger consecutivi, a Columbus e a Tiburon, ed entra per una sola settimana nella top 100, in 96esima posizione.
A inizio 2019, però, incappa in un infortunio alla spalla che lo tiene lontano dai campi per diversi mesi. Il rientro non si rivela semplicissimo, anzi: vince solo uno dei primi 11 incontri disputati e crolla alla posizione 294 del ranking mondiale. Qualche mese dopo si prende il Challenger di Knoxville ma la sua ascesa sembra essersi arenata. Una conferma arriva dai successivi tre anni, in cui racimola il magro bottino di due titoli cadetti senza riuscire a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel tennis che conta. Michael non si arrende. E fa bene…
Il ritorno ad alti livelli
Il ritorno di Mmoh a livelli importanti avviene quest’anno, che inizia con un terzo turno – il primo in carriera in un Slam – agli Australian Open, e che continua con i quarti di finale a Delray Beach. Tali risultati gli valgono il best ranking in 82esima piazza.
In seguito la sfortuna si accanisce nuovamente su di lui. Perché nel miglior momento della sua carriera, Mmoh si fa male ad Acapulco ed è costretto a fermarsi ai box. Esce, di conseguenza, dalla top-100.
La sfortuna, però, non è eterna. Michael lo scopre a inizio giugno, quando riesce ad accedere al tabellone principale di Wimbledon in qualità di Lucky Loser (era stato eliminato nelle qualificazioni). A Londra, ottiene un spumeggiante vittoria in quattro set contro Felix Auger-Aliassime. Perde al secondo turno, ma il suo torneo l’ha già vinto. Ora a Washington un nuovo capitolo in cui è chiamato al definitivo salto di qualità. E qualcosa sta già dimostrando…
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