A tre settimane di distanza dal patteggiamento del tennista con la WADA, il dibattito si arricchisce con l’intervento del campione azzurro
È durata meno di un anno – se consideriamo come data di partenza la prima volta in cui venne resa pubblica la sentenza dell’ITIA – ma se ne parlerà ancora per tanto tempo. Si è conclusa lo scorso 15 febbraio, con l’ufficializzazione del patteggiamento occorso tra Jannik Sinner e la WADA per l’ormai celebre caso Clostebol, ma non passa giorno in cui non si registrino delle opinioni o degli interventi sull’argomento.

Ha fatto discutere praticamente tutto il mondo dello sport la vicenda di doping che, suo malgrado, ha visto il numero uno del tennis mondiale in ballo per diversi mesi. E il verdetto sarebbe stato atteso molto più a lungo se lo stesso giocatore non avesse deciso di accorciare i tempi evitando il processo al TAS di Losanna, chiamato in causa dall’Agenzia Mondiale Antidoping dopo la sentenza di assoluzione già pronunciata dal tribunale indipendente al quale si era rivolto l’ITIA.
Come dicevamo, dal punto di vista strettamente giuridico, e sportivo, è finita. Jannik non potrà partecipare ad eventi del circuito ATP fino a tutto il prossimo 4 maggio, e non potrà allenarsi in strutture pubbliche (né tanto meno con atleti affiliati ad una qualsivoglia federazione) fino al 13 aprile.
Si è però tutt’altro che concluso il dibattito inerente le modalità con le quali è stato giudicato il tennista. Si parla di tempi, di velocità nel chiudere la questione, di opportunità di difesa che sportivi provenienti anche da altre discipline, di fatto non hanno avuto.
Magnini duro sul caso Sinner: “È stato protetto dalla stampa”
Considerato unanimemente come uno dei migliori ‘stileliberisti’ di sempre del nuoto italiano, già medaglia di bronzo olimpica ai Giochi di Atene 2004, nonché bicampione del mondo nel 2005 e nel 2007, Filippo Magnini è stato vittima delle contraddizioni del sistema su un caso di doping mosso contro di lui da Pierfilippo Laviani, procuratore anti-doping di NADO Italia, promotore di un procedimento nei suoi confronti al Tribunale Nazionale Antidoping (TNA), conclusosi con la squalifica dell’atleta per 4 anni, con condanna confermata in appello il 6 novembre 2018.

Successivamente prosciolto dalle accuse il 27 febbraio 2020, quando il TAS ha accolto integralmente il ricorso proposto da Magnini, annullando le sentenze del TNA, il nuotatore ha dovuto attendere tantissimo prima di veder riabilitata la sua figura. Evidenti le differenze col caso Sinner, come lo stesso ex fidanzato di Federica Pellegrini ha amaramente sottolineato nel corso di un suo intervento in una puntata del podcast MVP ‘Most Valuable‘.
“Sinner ha probabilmente avuto un trattamento particolare: il martedì la positività, il mercoledì la sentenza mentre io ho dovuto aspettare ben sette anni. Ho pianto un mese…“, ha esordito Magnini.
“Lui è un fenomeno, un campione. Ha fatto appassionare tanti, tante generazioni, ma i titoli di giornale sono stati tutti a suo favore, cioè la stampa l’ha protetto molto, ma è giusto perché è un campione… Io sono stato massacrato. Sono invidioso del trattamento particolare che ha ricevuto lui. Però sono anche contento di come lo stanno trattando e questo potrebbe essere uno dei primi casi che fa vedere le cose più a favore degli atleti. Soprattutto quando ci sono casi veramente ridicoli che non stanno né in cielo né in terra. Bisogna evitare la gogna mediatica fin dal momento zero, quando nessuno sa ancora nulla“, ha poi concluso.
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