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Più che una partita, un film. E alla fine Kyrgios esce dal campo senza rimpianti
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Che emozioni a Melbourne Park. Forti, intense, contrastanti. Come succede quasi sempre quando in campo c’è Nick Kyrgios. E a maggior ragione quando lo stesso Kyrgios è in giornata e gioca in casa. E ancora a maggior ragione quando si sta giocando l’ultima partita con il pubblico sugli spalti degli Australian Open prima di un nuovo lockdown per il Covid, che entrerà in vigore nelle prossime ore.

Un film, dicevamo. Un film di tre ore e mezza di grande tennis, di colpi fantastici, di stupidaggini, di qualche immancabile polemica, di gioco sublime e di capricci inspiegabili. Tutto il repertorio della Kyrgios-philosophy condensato in poco più di 200 minuti di tennis. Peccato per Nick e per il pubblico australiano che dall’altra parte della rete ci fosse uno dei giocatori più forti del mondo.

Un giocatore che magari si piega – come capitato nei primi due set dominati da Kyrgios – ma non si spezza. Mai. E che dal terzo set comincia a prendere campo, a trovare i suoi colpi, il suo tennis. E ad incrinare le certezze di Kyrgios. Nessun cedimento mentale da parte di Dominic Thiem, una forza granitica. Nick non ha retto, questa volta più a livello fisico che a livello mentale, ma c’ha provato fino alla fine.

Ha provato a trasformare lo stadio in una bolgia e c’è riuscito nelle prime due frazioni. Semplicemente Thiem è stato più bravo di lui. E Kyrgios esce dal campo senza rimpianti, tra gli applausi del suo pubblico e dell’avversario.

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