La fotografia più significativa della seconda semifinale delle Atp Finals di Torino è sicuramente il volto affrontato di Andrey Rublev, quasi implorante verso il suo angolo, completamente inerme davanti alla straripante regolarità del suo avversario, Casper Ruud. Il norvegese ha dominato il match, vincendo in due set e guadagnandosi la finale del torneo dei Maestri, al cospetto del Maestro più Maestro del nostro tempo, Novak Djokovic.
Un traguardo che, se pensiamo alla (ancora breve) carriera del ragazzo di Oslo, sembrava impossibile da ipotizzare, non solo fino a qualche anno fa, ma addirittura fino a qualche mese fa. E invece Casper in questo 2022 è riuscito in un’impresa difficile anche solo da immaginare per la stragrande maggioranza dei tennisti professionisti: finale al Masters 1000 di Miami, finale al Roland Garros, finale allo US Open, finale alle Atp Finals. E best ranking alla posizione numero due del mondo.
Che Ruud potesse diventare un giocatore di primo piano lo sanno tutti da tempo. Scandinavo atipico, testa glaciale, cuore di pietra e gambe da terra battuta, il figlio di Christian è stato considerato fin dalla giovanissima età (non che ora sia anziano, con i suoi 23 anni) uno specialista del rosso. Cresciuto all’ombra di Rafael Nadal, nella Academy dei campioni, comincia a far parlare di sé molto presto.
Il suo gioco, però, non esalta. Esteta della regolarità, quintessenza del “pallettarismo”, gioca molto piatto, facendo letteralmente impazzire gli avversari, specialmente i più estrosi. Non è un caso che uno dei suoi nemici giurati sia quel Nick Kyrgios che, durante un memorabile match agli Internazionali d’Italia, finì per scaraventare una sedia in campo per la frustrazione.
Ciò che probabilmente nessuno si aspettava era questa sua crescita repentina anche lontano dalla sua comfort zone. E invece il ragazzo, che anche da top-10 veniva spedito nei campi periferici di Wimbledon perché considerato troppo poco spettacolare, si è già preso la sua rivincita, con largo anticipo anche sulle previsioni dei suoi più ambiziosi sostenitori.
Abituiamoci perché sentiremo sempre più spesso parlare di lui nei momenti chiave dei tornei più importanti. Lo diciamo noi, pur riconoscendo che il suo gioco non è tra i più spettacolari del circuito. Ma è senza ombra di dubbio tra i più solidi, i più moderni e i più concreti. E i risultati gli stanno dando ragione.
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