Harold Solomon, americano, era il numero 17 del mondo. Era molto basso, meno di 1,70, aveva un dritto liftato tremendo effettuato da bordo campo con grande forza. Rapidissimo, costante. Era identico a un altro americano, Eddie Dibbs, con cui giocava il doppio.
Erano vestiti uguali, completo Adidas bianco. Avevamo visto Solomon a Roma nel 1976 contro un genio del tennis, Ilie Nastase, che lo distrusse: ricordo il match point con Ilie che guardò l’altra metà del campo per una trentina di secondi prima di battere. Sparò una bomba sulla riga: game, set, match. Ma Solomon ci impressionò, era davvero forte.
Qualche giorno dopo a Parigi Dibbs e Solomon stavano facendo fuori tutti. Arrivarono entrambi in semifinale: Solomon, che aveva eliminato il fortissimo argentino Guillermo Vilas, si trovò di fronte il messicano Ramirez, altro giocatore “piccolo” e di ottima classe. Contro Dibbs scese in campo un certo Adriano Panatta. Sulla cui classe è inutile scrivere qui, esistono intere biblioteche sul suo indimenticabile tennis.
Diciamo solo che eravamo tutti elettrizzati, in quel giugno 1976, perché Adriano era reduce dalla vittoria di Roma proprio contro Vilas, e il sogno di una doppietta era davvero realistico, anche se di mezzo c’era un biondo e fortissimo che si chiamava Björn Borg, numero uno del mondo. Quando Adriano sconfisse Borg ai quarti sotto il cielo parigino in un match fantastico dove si scontravano due filosofie di gioco, due mondi, due antropologie – il Nord e il Sud dell’Europa – capimmo che la vittoria era a portata di mano.
Solo che ora c’erano quei due americani identici… Ma con Dibbs Panatta non ebbe problemi, vinse in tre set. Nell’altra semifinale Solomon sconfisse Ramirez. Noi ricordiamo bene il pomeriggio del 14 giugno 1976 davanti alla televisione, da soli, perché il tennis – secondo noi – in tv va visto da soli – altra cosa è stare sugli spalti. Bene, finale del Roland Garros Panatta-Solomon.
Con l’americano un po’ “pallettaro”, si diceva ai tempi, sai quelli che la prendono sempre e la ributtano di là, come detto, molto liftata. E Adriano va avanti, con la sua classe, la bellezza dei colpi, la forza del servizio, le mitiche scese a rete. È anche più fresco perché l’americano in semifinale ha dovuto lottare per cinque set contro Ramirez. Vola, Panatta. Anche se quell’altro picchia. I primi due set vanno a Adriano facilmente (6-1 6-4), poi però Solomon capisce che deve picchiare più forte e lo fa aggiudicandosi il terzo set per 6-4. Il match ora è equilibrato, punto a punto. Un po’ di paura c’è l’abbiamo.
Adriano non può perdere! La regolarità del piccolo americano sembra pareggiare la classe superiore dell’italiano. Ma il quarto set finisce al tie break, con Adriano che lo chiude in scioltezza. È il trionfo. Sedici anni dopo la leggendaria vittoria di Nicola Pietrangeli (che aveva vinto anche l’anno prima) il cielo di Parigi tornò azzurro.
Articolo pieno zeppo di errori:
Nastase e Solomon non si incontrarono mai a Roma.
Il “piccoletto” Ramirez era alto 183 cm.
Borg nel 1976 non era n° 1 del mondo ma n° 3, il leader della classifica mondiale era Connors.
Solomon era n° 13 del mondo e non 17.