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Il gigante buono, Juan Martín Del Potro
I

Agli US Open 2009, 21 anni ancora da compiere, raggiunge uno dei traguardi più incredibili degli ultimi 15 anni.

Nel momento di massimo strapotere dettato da Nadal e Federer, con Djokovic vincitore fino a quel momento di un solo slam, lui si impone a Flushing Meadows.

Sembra una carriera incentrata sulle vittorie, in fondo chi ben comincia…

L’anno seguente il primo grave infortunio al polso.

Torna, sembra il solito guerriero. In tre anni fa l’ingresso nuovamente in top ten, vince la medaglia di bronzo a Londra 2012, oltre a tornei ATP e la semifinale di Wimbledon.

Poi di nuovo il buio.

Due anni (tutto il 2014 e il 2015) alle prese con operazioni alle ginocchia, mai del tutto guarite.

Nel 2016 torna ancora.

Delpo non vuole arrendersi ad un fisico che si sta sgretolando sotto i suoi colpi potenti.

Raggiunge la finale delle Olimpiadi di Rio 2016 e si mette la medaglia d’argento al collo. Il risultato più importante è, però, la Coppa Davis con la sua amata Argentina.

Nel 2017, ad 8 anni di distanza torna tra i primi 4 nel torneo che lo ha reso grande. Si sta preparando al grandissimo ritorno.

Il 2018 ci riconsegna Del Potro in tutto il suo splendore. Vince in due settimane Acapulco e il Master 1000 di Indian Wells contro Roger Federer, prima vittoria in un Master 1000.

Gioca bene e la classifica lo dimostra. Si presenta agli US Open con un dolore al polso, ma con il proprio best ranking in carriera, il n. 3 del mondo.

Arriva, dopo 9 anni, di nuovo in finale nello slam newyorkese. Questa volta però è Djokovic ad avere la meglio.

Sembra sia finalmente il suo momento. Sta bene fisicamente, gioca alla grande.

La sfortuna, però, non lo vuole abbandonare.

Si rompe la rotula e la sua stagione finisce a Shangai ad ottobre.

Il 2019 inizia con i soliti dolori al ginocchio operato che gli impediscono di partecipare a numerosi tornei, tra cui il Master 1000 di Indian Wells vinto l’anno precedente.

Dopo una campagna sulla terra rossa europea non troppo fortunata, torna a giocare al Queen’s, torneo di preparazione a Wimbledon.

Qui il disastro.

Dopo la vittoria al primo turno contro Shapovalov, viene riscontrata la frattura della rotula già operata.

Del Potro è distrutto, di nuovo sotto ai ferri.

Ma non si arrende.

Da poco è tornato, per l’ennesima volta, ad allenarsi.

Non solo il dritto, il servizio, la simpatia e la correttezza in campo.

È la resilienza che dimostra ad ogni infortunio che ci continua a far amare alla follia Juan Martín Del Potro, la torre di Tandíl.

Tanti auguri Delpo, sei nel cuore di tutti gli appassionati di questo sport.



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