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“Per ora mi do un otto, ma i margini sono tanti”. A colloquio con Francesco Passaro
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Tra i tanti giovani azzurri in rapida ascesa nel panorama tennistico mondiale c’è anche Francesco Passaro, ventunenne di Perugia che, dopo aver vinto tre tornei ITF, si è spinto fino in finale al Challenger di Sanremo della scorsa settimana. Lo abbiamo intervistato e ci ha detto cose molto interessanti.

L’intervista a Francesco Passaro

Foto Credit @martamagni

Quanto sei soddisfatto da 1 a 10 del tuo inizio di stagione?

“Otto. Le ultime due settimane sono state un po’ la svolta. Sapevo di poter fare bene, ma non mi aspettavo di raggiungere questi risultati così presto”.

Che consapevolezza ti ha dato Sanremo?

“Sicuramente mi ha dato tanta consapevolezza, adesso ho molta più fiducia nelle mie qualità e mi affaccio diversamente alle partite: so di potermela giocare alla pari con chiunque”.

Cosa ti ha impressionato di Rune?

“Gioca molto bene sia il dritto che il rovescio. Lavora tanto e sta raccogliendo i frutti dimostrandosi un grande tennista. Non sono stupito della sua ascesa”.

Qual è stata la chiave per tenergli testa?

“Nel primo set sono partito troppo teso e falloso, magari gli ho dato anche troppo ritmo. Poi, nel secondo set, ho cercato di alzare le traiettorie e ha iniziato a fare un po’ di fatica. Cercava di venire sempre dentro al campo, di stare vicino, e io gli ho scombussolato le carte alzando le traiettorie”.

Dopo la parentesi di Barletta, da dove ripartirai?

“Mi alleno due settimane al Tirrenia e poi, probabilmente, giocherà le pre-qualificazioni degli Internazionali d’Italia con l’invito della Federazione. Successivamente riprenderò a giocare i Challenger”.

Nell’ultimo periodo hai fatto registrare notevoli progressi. A che punto ti senti?

“Mah… i margini sono parecchi. Il rovescio l’ho migliorato tanto, ma so di poterlo sfruttare ancora di più. Così come il servizio e il dritto. Però diciamo che vorrei lavorare molto più sull’aspetto tattico che su quello tecnico. Molte volte non mi aggrappo alle mie sicurezze, come ad esempio nel match che ho perso l’altro giorno contro Zekic. Spesso mi capita di fare delle scelte sbagliate, dovute magari alla tensione o alla stanchezza. Questa è una cosa che devo impegnarmi a correggere anche se so di non dover andare di fretta. Se qualcuno mi avesse detto due settimane fa che avrei ottenuto questi bei risultati…

La garra, però, non ti manca…

“Quella ce l’ho e mi spinge durante le partite. Chiaro che ora sono cambiati un po’ i miei obiettivi. All’inizio dell’anno mi ero prefissato di entrare tra i primi 350, ma mi sono reso conto che non mi basta”.

Superficie preferita e perché…

“Dico la terra, perché ci ho vinto un torneo in Tunisia a febbraio. Sul cemento ho giocato poco in passato ma quest’anno mi sta aiutando tanto. Ora continuiamo a vedere cosa succede nei Challenger confrontandomi con giocatori di livello più alto. In ogni caso, penso che per completarmi come tennista il cemento sia importantissimo”.

C’è un giocatore al quale ti rifai?

“Magari un ‘ex Thiem’, che c’ha un servizione, un gran dritto, forza fisica”.

Tu e tanti altri giovani italiani potreste presto colorare d’azzurro la top 100 del ranking mondiale. Che aria tira dietro le quinte?

“Siamo tutti tranquilli, l’uno tira l’altro. La concorrenza ci sprona, non c’è gelosia o invidia. Ognuno ha un percorso a se, ma siamo partiti assieme dai tornei junior e spero che un giorno saremo tutti a giocare i tornei più importanti. Sarebbe una cosa bellissima”.

Obiettivi per il 2022?

“Entro la fine dell’anno spero di fare un altro passo avanti. Vorrei giocare le qualificazioni dell’Australian Open. Quindi intorno al 240 in termini di ranking. Se non dovessi farcela a rientrare non sarebbe un tragedia, ma l’obiettivo e quello”.

Tra un anno a quest’ora dove ti piacerebbe essere?

“Non ho fretta, perché la pressione peggiora soltanto il rendimento in campo. Se proprio devo, dico che mi piacerebbe rientrare tra i primi 150 al mondo”.

A cura di Giuseppe Canetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE



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