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Kyrgios racconta la sua infanzia, tra bullismo e razzismo
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Nick Kyrgios sta vivendo un 2022 da urlo: è diventato campione slam in doppio all’Australian Open (in coppia con l’amico Thanasi Kokkinakis) ed ha raggiunto la finale a Wimbledon. Con i problemi fuori dal campo che sembrano a mano a mano risolversi, l’australiano ha voluto fare un racconto intimo sulla propria infanzia, divisa tra razzismo e bullismo.

Il nuovo Nick

I colpi ci sono sempre stati, quella che è mancata è sempre stata la continuità. Kyrgios, però, sembra completamente cambiato nel 2022. A marzo era fuori la top100 mondiale, ad agosto è testa di serie in uno slam, nonostante i punti non conteggiati della finale a Wimbledon che l’avrebbero avvicinato alla top10.

L’australiano è una persona completamente diversa, che ha ritrovato l’equilibrio prima fuori e poi dentro il rettangolo di gioco. I risultati, come naturale conseguenza, sono tornati tanto in singolare (finale a Wimbledon e primo titolo all’Atp500 di Washington dal 2019) e in doppio (vittoria slam all’Australian Open e titolo a Washington in una storica doppietta).

Durante il media day prima dell’inizio dell’ultimo slam dell’anno, Nick ha voluto raccontare una pagina molto intima della sua infanzia, legata al bullismo e al razzismo.

Quando ero bambino ero sovrappeso. Diversi insegnanti ed allenatori mi dicevano che non sarei mai stato adatto a qualsiasi sport. Ho avuto a che fare con lo stesso scetticismo in tutta l’Australia, compreso razzismo, bullismo e tutto quello che ne concerne. Ho ancora molto risentimento dentro di me. Mi ha colpito molto. Adesso non mi fa più male, ma io non me ne dimentico. Ora che sono arrivato in cima, non mi dimentico di quello che mi hanno detto. Devo solo indirizzarlo nella giusta direzione. Ho una scorza dura per tutto ciò che ho dovuto affrontare”.

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